Ho iniziato ad interessarmi di agopuntura già qualche anno dopo la laurea, per curiosità intellettuale. Mi sono poi diplomato nell’anno 1982 presso la scuola di perfezionamento triennale della SIRAA a Torino e ho iniziato a praticarla seguendo la impostazione riflessoterapeutica della scuola. Una impostazione rivolta a interpretare e utilizzare tale pratica secondo i paradigmi della scienza medica occidentale.
L’agopuntura non è stata la mia attività principale, professionalmente. Ho avuto esperienze formative e lavorative diverse, ma l’interesse per l’agopuntura si è mantenuto sempre vivo nel tempo. Progressivamente negli anni, la constatazione che trattamenti standardizzati per protocolli in pazienti diversi danno risultati differenti da persona a persona, mi ha indotto nel tempo ad approfondire la conoscenza della tradizione e del pensiero taoista, che sono alla base della medicina cinese tradizionale.
Grazie allo stimolo di letture, di partecipazione e seminari e congressi, mi sono impegnato a utilizzarne i paradigmi nella cura, a partire dall’elemento fondamentale che essa non può essere che individualizzata, cioè diversa da persona a persona.
In medicina cinese, infatti, dietro ogni malessere dell’uomo c’è un dato di fondo, sia psichico sia fisico. Quando il dolore affiora è perché l’essere non riesce a esprimere la sua vera natura, non rivela la sua autenticità, e tutto questo esplode in una parte del corpo, sentinella e spia del male oscuro del vivere. Non accade nulla nel corpo che non abbia un corrispettivo moto psicologico. Il trattamento deve essere basato sulla conoscenza della storia personale e delle “ferite” pregresse del paziente, sullo studio della sua costituzione personale, così da poterne correggere le vulnerabilità e sostenere i punti di forza, alla luce della chiave interpretativa che ne offre il pensiero cinese. Ed è nello stesso pensiero che è possibile trovare la risoluzione del problema di salute, a partire dai criteri di scelta dei punti da utilizzare. Negli anni recenti la mia ricerca va nella direzione di trovare la selezione di punti più adatta a ciascun paziente per il quale l’agopuntura è indicata, avvalendomi quasi sempre dell’azione dei meridiani straordinari e dei loro punti chiave.
Mi giova ora anche avere tempo a disposizione, dato che nel frattempo sono in pensione rispetto alle impegnative attività svolte in precedenza e il fatto che, d’altra parte, la mia vita è resa più ricca e piena dalla attività di volontariato in Africa, nell’ambito della associazione “Cotugno Africa”, i cui progetti sono sul sito https://www.cotugnoafricaodv.it.
Per me è un grande privilegio avere la possibilità di rendermi utile a persone a vario titolo sofferenti, tramite l’utilizzo degli “Aghi celesti”.
Il grande maestro vietnamita Nguyen Van Ghi, che ha introdotto l’agopuntura in Francia nel secolo scorso era solito dire che noi europei, che non abbiamo preso il latte da una cinese non possiamo pretendere di fare l’agopuntura come la fanno i cinesi, ma questo non è un problema: possiamo farla in una maniera diversamente proficua, avendo preso il latte da un’europea.
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